Nella prima stagione di “Cash or Trash“, Stefano D’Onghia era un po’ più timido, ma poi si è sciolto e nella seconda stagione si è scatenato. Giacche e look colorati, battute divertenti, tanti sorrisi e tanta voglia di divertirsi e di divertire il pubblico che ha sancito il successo dello show di Discovery in cui l’attore Paolo Conticini batte all’asta degli oggetti di antiquariato portati dai telespettatori.
Nel suo ambiente è conosciuto con il soprannome di “Dongi“.

Leggi le storie degli altri mercanti d’arte di “Cash or Trash”:
• Ada Egidio
• Alessandro Rosa
• Arrigo Migliorati
• Fabio Mearini
• Federico Bellucci
• Giano Del Bufalo
• Gino Bosa
• Giovanni De Santis
• Roberta Tagliavini
• Dove è girato “Cash or Trash”

UNA PASSIONE CHE VIENE DA LONTANO

Sarà che suo padre era un esperto venditore, Stefano cresce con la passione per l’oggettistica. Fondamentalmente è un collezionista, e lo è sin da bambino: la sua prima collezione è quella dei tappi Zuegg per Disney. Crescendo è passato a collezionare di tutto, dalle riviste alle monete, ai francobolli. L’amore per le “cose”, lo ha spinto a volerne sapere di più e quindi per lui è stato naturale specializzarsi nella valutazione di un oggetto o di un servizio attraverso lo studio e la conoscenza approfondita dello stesso e di ciò che offre e desidera il mercato in quel momento.

«Il segreto per dare il giusto valore ad un’opera è conoscere profondamente il mercato legato alle vendite, non solo il valore materiale dell’opera. L’esperienza è fondamentale per poter fissare un valore idoneo».
(Kosmo)

Questo spiega perché in molte occasioni, nello show si è trovato a dire che un oggetto presentato dal venditore avrebbe un forte valore, ma che diminuisce perché in questo momento nessuno vuole quel tipo di oggetto.

È IMPORTANTE LA STORIA DI UN OGGETTO

Lo ripetono spesso in tutte le trasmissioni che trattano oggetti di seconda mano: non conta l’oggetto, conta la storia che quell’oggetto si porta dietro. Alla fine, spesso si tratta di abiti, di soprammobili, oggetti in plastica o legno che di per sé non hanno valore. Il valore lo acquistano se quegli oggetti hanno una storia:

«La storia di un oggetto per me è fondamentale, deve aver qualcosa da raccontare. Tutti gli oggetti a cui tengo di più sono molto belli per tipologia materiale, possono essere anche oggetti semplici, non per forza di grande valore economico. Per la mia visione romantica, in primo luogo mi innamoro della loro storia».
(Siloud)

Stefano ha anche inventato il neologismo “oggettese”, la lingua degli oggetti. Secondo lui gli oggetti parlano attraverso un segno, una manifattura, una tecnica, una firma, un materiale, una forma, una rugosità. E questa lingua deve essere compresa dal valutatore che poi può tramutarla in un prezzo.

IL PUNTO DI FORZA DI STEFANO D’ONGHIA: LA VALUTAZIONE

Dopo gli studi, Stefano D’Onghia ha iniziato a vendere case, ha aperto un ristorante, ha fatto molti lavori finché non ha seguito il suo cuore ed ha aperto una galleria d’arte in cui ha collaborato con artisti ed editorie di arti grafiche, poi è stato docente di design, di storia dell’arte per Istituti superiori e per corsi legati alle tecniche di valutazione.
In particolare, D’Onghia è un esperto valutatore e infatti lavora anche come perito presso il tribunale di Verona e per la Procura della Repubblica. Esegue stime e perizie per inventari, eredità accanto a notai, avvocati, architetti, ed è iscritto all’Albo dei C.T.U. presso il Tribunale di Verona. Insomma, il lavoro che nella trasmissione fa Alessandro Rosa, potrebbe tranquillamente farlo lui.

«Io vendevo case ma volevo le cose, avevo un ristorante ma vendevo quadri. Ho aperto una galleria proprio per avvicinare l’uomo all’arte. Solo chi legge i segnali che la vita gli invia riesce ad arrivare alla felicità. E secondo me essere felici è fare ciò che piace, incontrare persone che ti fanno stare bene, e lo stesso vale per le cose».

Non solo, però, perché gestisce anche un second hand shop a Cerea (Verona) dove espone, acquista e vende opere d’arte e di antiquariato. Si chiama “Mercatopoli Cerea” ed è il luogo dove Stefano affina le sue conoscenze:

«Io vivo con le cose che le persone mi portano e lo amo alla follia. Quando ricevo un oggetto sono onorato perché ci leggo un mondo al suo interno, la storia dell’oggetto stesso e di chi l’ha posseduto. Avere a che fare con le cose è una vera e propria esperienza. Tratto con cura tutto ciò che mi viene portato, perché considero il mio lavoro una missione».

O meglio, “Mercatopoli” era il vecchio nome. Dalla fine del 2023 Stefano D’Onghia ha aperto una nuova attività che si chiama “Donghi Second Life che si trova nello stesso indirizzo.

L’ARRIVO A “CASH OR TRASH”

Tutti ora conoscono Stefano D’Onghia grazie alla trasmissione di Discovery e lui ricorda ancora quando lo contattarono all’inizio:

«Ricordo quando mi hanno contattato la prima volta per prendere parte al programma. Ero a un pranzo di lavoro con un’altra persona, mi hanno chiamato e sono dovuto correre in bagno a piangere come un bambino. Un’emozione indescrivibile».

In realtà lui non è un volto nuovo della tv, ma ha già avuto altre esperienze: “La Cuoca Bendata” di Benedetta Parodi, “Guess My Age“, “I Soliti Ignoti” con Amadeus in compagnia con suo padre.

 

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Foto: bluyazmine (Instagram)
Fonti: Kosmo, Mercatopoli, Siloud