Gino Bosa è il perfetto esempio di come un’autorità nel suo campo possa comportarsi con umiltà in modo giocoso e divertito. È uno degli esperti di “Cash or Trash – Chi offre di più?“, lo show rivelazione di Discovery in cui l’attore Paolo Conticini batte all’asta degli oggetti di antiquariato portati dai telespettatori. Gino Bosa è uno dei mercanti d’arte, un ruolo che lui conosce bene visto che è una vera autorità nel campo.

Leggi le storie degli altri mercanti d’arte di “Cash or Trash”:
• Ada Egidio
• Alessandro Rosa
• Arrigo Migliorati
• Fabio Mearini
• Federico Bellucci
• Giano Del Bufalo
• Giovanni De Santis
• Roberta Tagliavini
Stefano D’Onghia
• Dove è girato “Cash or Trash”

UN ARTISTA POLIEDRICO

Luigi Bosa, meglio conosciuto come Gino Bosa, è nato a Genova nel 1961. È principalmente un pittore molto noto nell’ambiente artistico italiano. Ha esposto in Italia e all’estero, in mostre personali e collettive. Lo scorso anno, ad esempio, a Brescia ha realizzato la personale “Se è per te dì che non ci sono” presso la galleria The Address in cui ha esposto le sue opere di arte contemporanea.

«Cosa vuol dire “prevedere”? Tu dirai “vedere prima”.
Sì, certo… ma anche prima di te stesso».

Gino Bosa at The Address Art Work 3

Di lui si ricorda la personale “Front Line edition” del 2010 a Firenze in cui Bosa espose le sue opere in un luogo che generalmente ha una diversa funzione nella sua quotidianità, in quel caso in uno showroom di mobili, con abitazione ad esso adiacente.
È anche un curatore di mostre ed eventi come le mostre collettive “Masterless Eye” di sei artisti appartenenti alla generazione Millennial, la “I Know You Know That You Know” di otto artisti.
Inoltre è un designer specializzato nella realizzazione di pezzi unici di mobilio con lo pseudonimo di Mordecai Pillant.
Dal 2013, inoltre, dirige il dipartimento di Design e Arti Decorative del Novecento per la casa d’aste CapitoliumArt a Brescia.

Gino Bosa ha una figlia, Ginevra, laureata in Antropologia, Development management alla prestigiosa LSE di Londra.

MORDECAI PILLANT

È lo pseudonimo utilizzato da Gino Bosa per le sue opere di design. Opere importanti e molto quotate, come si può vedere in questi casi:

718 0

Comò in legno e ottone, gambe in ferro laccato e ottone, cassetti con decoro realizzato a combustione, piano in cristallo. Stima di un sito d’aste: € 2.500 – 3.500. Offerta vincente presso un altro sito d’aste: € 2.650.

43197

Scrivania in alluminio dorato e patinato, cassetti ricoperti a combustione su materiale cartaceo, con piano e raccordo centrale in cristallo. Stima: € 7.000 – 10.000

LA SUA FILOSOFIA DA ARTISTA

La sua filosofia parte dall’idea che l’artista non deve mai definirsi in una categoria, non deve mai sentirsi completo, l’artista deve sempre mettersi in gioco, deve sempre interrogarsi, non essere mai soddisfatto di sé e soprattutto deve essere il primo critico di sé. Per lui l’arte è tensione e voglia di migliorarsi, una filosofia che lui riporta con una frase molto esplicativa:

«La pittura è senza aspettative particolari, tanto più quando si ha la sensazione che possano essere attese. È un po’ come ripetere a sessant’anni una frase che pronunciavi con fervore e convinzione quando avevi vent’anni. Ora suona strana, metallica, pervasa da nuovi serafici enigmi».

Il Bosa artista ama combattere contro di sé e lo fa con opere realizzate prendendo in prestito oggetti dall’immaginario quotidiano, materiali semplici come stoffa, cotone, polistirolo e nastro adesivo, polvere e vernice spray. Tutto questo crea un vortice emotivo che deve trasportare chi osserva l’opera, un viaggio in cui il tempo non segue la linearità.

BATTITORE D’ASTE

E poi c’è il Gino Bosa battitore d’asta per CapitoliumArt, casa d’aste internazionale con sedi a Brescia, Roma e Torino. Per CapitoliumArt è responsabile dipartimento di Design e arti decorative del novecento. Ora, dopo il successo di “Cash or Trash” ne è anche una sorta di testimonial pubblicitario al punto che è stato realizzato un video promozionale con lui protagonista:

 

© Riproduzione riservata.

Foto: bluyazmine (Instagram) 
Fonti: ArtTribune, Exibart, Artviewer, Premiomidec, Freakando