Da Lil Miquela a Nefele: ecco le INFLUENCER VIRTUALI
Quello dell’influencer è il lavoro del futuro? Probabilmente no, sta nascendo ora e presto potrebbe essere un lavoro del passato. “Colpa” della computer grafica che è sempre più perfetta. Guarda queste influencer, ti sembrano bellissime? Certo, ma sono Influencer virtuali, sono fatte al computer! Questa è l’era degli influencer, tutti vogliono diventare delle star sui social con milioni di follower e farsi pagare per realizzare un post. Tutto molto bello, ma anche tutto molto precario e con una data di scadenza perché il futuro parla di altro.
UN ROBOT E LO SPOT CON BELLA HADID
Conosci la modella Miquela Sousa (Lil Miquela) che ha realizzato lo spot di Calvin Klein insieme a Bella Hadid? Il loro bacio lesbo ha destato molte polemiche, il fatto è che Miquela non è reale, è un’influencer virtuale, un personaggio creato al computer. La frangia, l’origine brasiliana-spagnola, gli amici, tutto è finto e guardando il suo profilo Instagram (ha più di 3 milioni di follower) si stenta a crederlo. Eppure è così.
È stata realizzata da una compagnia di Los Angeles che gestisce molti influencer virtuali. Ogni mese più di 80.000 persone ascoltano su Spotify le canzoni di Lil Miquela, che rilascia interviste, ha partecipato a Coachella, ha posato per campagne pubblicitarie… tutto finto. L’intento per cui è stata creata è proprio quello di essere la perfetta testimonial per le società che vogliono promuovere i propri prodotti: non ha filtri, può fare qualsiasi cosa, può cambiare tutti i look che vuole e può modificare alcune parti del suo corpo con un comando al computer.
MIQUELA E LE SUE “SORELLE”
Non è l’unica. C’è anche Ava Azur della CyberTemptation, Sarah Reikkah, Ivaany, Vr Foxy, Lena… Basta cercare #virtualmodels e si apre un mondo. A cosa servirà una Chiara Ferragni (o un qualsiasi altro lavoratore) in carne e ossa se potremo avere una finta Chiara Ferragni al computer che potrà lavorare 24 ore al giorno senza pause? La Xinhua, agenzia di stampa del governo cinese, ha presentato un giornalista virtuale in grado di lavorare 24 ore al giorno. Questo è il futuro perché gli assistenti virtuali (e non parliamo di Alexa o Google Home che al momento sono dei dispositivi simili ad altoparlanti ma che in futuro saranno persone con un aspetto umano) possono fare qualsiasi cosa e meglio di noi. Sanno tutto, possono essere simpatici, antipatici, ammalianti, dolci, aggressivi, casalinghi o sexy e lavoratori instancabili.
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C’è chi minimizza la situazione spiegando che alla fine sono poco più di manichini virtuali ma il mondo dei robot inizia a spaventare: secondo il Rapporto Censis-Eudaimon, l’85% dei lavoratori esprime paura o preoccupazione per l’impatto atteso della rivoluzione tecnologica e digitale che avrà sul proprio lavoro: il 70% teme la riduzione di redditi e tutele sociali. Per il 50% si imporranno ritmi più elevati, per il 33% si lavorerà peggio di oggi e per il 58% si guadagnerà meno di oggi.
Il futuro sarà un mondo dove gli umani si godranno i beni realizzati dai robot? Chissà.
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