Domanda: Come faccio a rendere più interessante i miei racconti utilizzando le figure retoriche? Quando e come si usano?

Sembrano chissà cosa, in realtà quotidianamente usiamo le Figure Retoriche per rendere un concetto più poetico o romantico o anche spiritoso. Tra le figure retoriche sicuramente una delle più usate è la metafora. Alcune sono state talmente usate, anzi abusate, che neanche ci rendiamo più conto di utilizzarle, ci vengono spontanee. Per esempio chi di noi non ha mai usato espressioni come “un mare di gente”, “morire dal ridere”, “pazzo da legare”? Altre invece ci capita di sentirle per la prima volta e ci colpiscono, altre ancora possiamo inventarle noi. Impariamo a conoscerle meglio! 

ALLEGORIA

La parola “allegoria” deriva dal greco e significa “parlare d’altro”. È una sorta di metafora continua, infatti non riguarda un singolo concetto, ma un intero discorso. Viene molto utilizzata nelle poesie e nelle canzoni. Per esempio un intero testo che parla apparentemente di un viaggio in mare può essere un’allegoria della vita.

ALLITERAZIONE

È la ripetizione di una o più lettere, viene utilizzata anche in pubblicità. Ad esempio: “Cin cin Cinzano” o “Ah… Apero|”.

ANTONOMASIA

Vuoi dire “denominazione diversa” e consiste nell’utilizzare un nome proprio al posto di uno comune o viceversa. Ad esempio, possiamo dire: “Non fare il dongiovanni“, espressione che indica un tipo insaziabile in amore, ma che deriva dal personaggio di Don Giovanni, quindi in questo caso il nome proprio è usato come fosse un nome comune. Attenzione: Perde anche la maiuscola iniziale.

METAFORA

È l’associazione tra due parole apparentemente distanti tra loro. A differenza di una semplice similitudine, il legame tra i due concetti è reso più forte dall’eliminazione della parola “come”. Ad esempio: ”Quell’uomo è come un mostro” è una similitudine, mentre “Quell’uomo è un mostro” è una metafora. Il concetto espresso è lo stesso, ma nel secondo caso è messo ancor più in evidenza.

METONIMIA

Significa “cambiamento di nome” e consiste nello scambiare una parola con un’altra che però, a differenza della metafora, ha un legame con essa. Ad esempio, si può dire: “Sto leggendo Pascoli”. intendendo una poesia di Pascoli. Oppure: “Ho bevuto tre bicchieri”, riferendosi ovviamente al loro contenuto.

OSSIMORO

È l’unione di due termini contrari per ottenere un particolare effetto. Ad esempio: “Dolcezza amara”, “Silenzio eloquente”, “Ghiaccio bollente“.

PARONOMASIA

Accosta due parole simili per il suono, ma diverse per significato. Ad esempio: “Chi dice donna, dice danno” o “Vista la svista?”.

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Foto: Leolo212 (Pixabay)