Alessandro Cucinotta: «Vi spiego perché crediamo alle fake news»
C’è una verità sommersa tra le tante non verità che il web ogni giorno propone. È più facile credere alle fake news, che non alle notizie vere? Perché esistono? Perché vengono costruite in modo che psicologicamente siano molto realistiche, magari mischiando una piccola informazione corretta nel mare di inesattezze studiate a tavolino. Ne parliamo con Alessandro Cucinotta, presentatore e showman, che sul settore ha una grande esperienza, anche lui in passato vittima delle fake news.
Perché crediamo alle fake news, dalla politica alle religioni (leggi il nostro speciale)
Alessandro, il tema delle fake news mai come in questo periodo è sotto inchiesta. Perché è più facile credere a una notizia falsa rispetto a una vera?
Le fake news sono facili da credere perché sono accattivanti, si allineano con le nostre convinzioni preesistenti, sono facili da consumare in un contesto di sovraccarico informativo e spesso sembrano provenire da fonti credibili. È un mix letale che ci porta a cadere nella trappola della disinformazione.
È un processo inarrestabile. Cosa non sta funzionando?
Per capire cosa non sta funzionando dobbiamo guardare a diversi fattori chiave: velocità dell’informazione. Ovvero si dà priorità alla velocità della notizia anziché alla precisione e alla verifica della notizia stessa. È chiaro che dietro ci siano molti interessi, la verità deformata spesso fa comodo alla politica, all’economia, ma anche allo spettacolo. Ci sono veri e propri esperti di fake news che operano nell’ombra. E i social riescono ad amplificare qualsiasi cosa, per cui spesso siamo vittime di notizie false spacciate per vere.
I grandi media hanno in qualche modo una responsabilità diretta o indiretta?
Molte persone si sono sentite tradite o confuse dai messaggi contraddittori provenienti da Governi, Organizzazioni sanitarie e media. Questa sfiducia ha aperto la strada alle fake news, poiché le persone cercavano alternative alle fonti ufficiali. Quando non ci si fida delle Autorità, si è più inclini a credere a qualsiasi cosa che confermi le proprie paure o pregiudizi.
Però questo è un cane che si morde la coda.
Ovvio, perché c’è anche molta diseducazione al linguaggio media e social. Nella confusione tendenzialmente si crede a quello che si vuole. E ce ne si convince pure.
C’è anche il trend molto spesso a bollare come fake news le notizie che smascherano situazioni compromettenti. Vedi il caso di Chiara Ferragni. In quel caso come ci si deve comportare?
Di fronte a casi come il “PandoroGate”, al netto delle responsabilità reali e dei fatti realmente accaduti, dobbiamo comportarci con responsabilità. Verificare le informazioni, considerare il contesto e promuovere un dialogo costruttivo. Solo così possiamo combattere efficacemente la disinformazione e costruire una società più informata e consapevole.
Sei mai stato colpito in modo negativo da una fake news?
Ricordo simpaticamente un episodio che mi segnò parecchio: era Dicembre 1999 e si vociferava del MILLENNIUM BUG secondo cui allo scoccare della mezzanotte i computer di tutto il mondo sarebbero impazziti causando effetti di cui non si conosceva la natura. Per cui rammento che avevo un pc fisso al qual tenevo tantissimo e dissi a mio padre «Non so cosa accadrà stasera al nostro Pc, ma forse sarebbe meglio scollegarlo dalla rete elettrica e smontarlo». Mio padre mi sorrise e mi disse «Guarda che non accadrà nulla». Passai la mezzanotte più traumatica di sempre. Alla fine aveva ragione mio padre.
L’ordinamento giuridico in questo senso non ha ancora messo mano al problema, e anche la politica strilla allo scandalo ma poi non legifera. Che scenario ci attende?
Per evitare questo scenario preoccupante è fondamentale che l’ordinamento giuridico e la politica intervengano in modo deciso e coordinato. Con una legislazione mirata con leggi specifiche che definiscano chiaramente le responsabilità delle piattaforme digitali e prevedano sanzioni per chi diffonde fake news intenzionalmente. educazione digitale per fornire ai cittadini gli strumenti necessari a riconoscere e combattere la disinformazione. Aumentare Trasparenza e responsabilità: delle piattaforme digitali e delle istituzioni, promuovendo la fiducia dei cittadini attraverso una comunicazione chiara e responsabile.
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