Ci accompagna dagli anni ‘70 e ancora oggi è in piena salute: le sue fan devono possedere ogni oggetto dove c’è raffigurata la sua immagine. E attenzione, non parliamo di bambine, ma anche di donne adulte di 40, 50 o più anni che impazziscono per una borsa, una maglietta, una tazza di Hello Kitty.
Prova a cercare “Mickey Mouse” su Google: 394 milioni di risultati. Tanti? Certo. Ora prova a cercare “Hello Kitty”: 325 milioni di risultati! Un’enormità se paragonato a Topolino. A 47 anni da quando il designer Yuko Shimizu fece il primo schizzo di questo personaggio che poi registrerà due anni dopo nel 1976, la gattina antropomorfa è sempre più una superstar, ma qual è la sua storia?

CHI È L’INVENTORE DI HELLO KITTY?

Tutto nasce quando il fondatore della Sanrio, Shintaro Tsuji, scoprì negli anni ’60 che i suoi sandali di gomma si vendevano meglio se avevano dei fiori disegnati su di essi o comunque un design carino. Per questo ingaggiò alcuni fumettisti tra cui Yuko Shimizu che nel 1974 ideò il personaggio di Hello Kitty che fece il suo debutto su un portamonete in vinile venduto in Giappone nel 1975: Hello Kitty era raffigurata seduta tra una bottiglia di latte e una ciotola di pesci rossi. Fu subito un successo che diventò ancora più grande quando la Sanrio esportò il suo personaggio negli Stati Uniti nel 1976.

Anche se nasce come personaggio solo per il merchandising, nel tempo la Sanrio ha provato a farle fare anche il salto di qualità con i cartoni animati, i fumetti, le ha creato una storia intorno, ma alla fine si è più o meno arresa. La forza di Hello Kitty non è la sua storia, ma il suo aspetto tenero e, forte anche delle idee innovative della designer Yuko Yamaguchi, è diventata universale: non più il solo vestitino rosso, ma nel tempo è diventata punk, metallara, ecc. Questo ha permesso a Hello Kitty di diventare un personaggio per bambini ma anche per adulti e che ha dato vita, per quasi 50 anni, a gadget e iniziative di ogni genere: dalle magliette ai mobili, gli elettrodomestici, le automobili e addirittura un parco giochi.

È UNA GATTINA?

Ma Kitty White (il vero nome che la Sanrio ha dato al personaggio) è una gattina o no? Secondo Christine R. Yao, curatrice di una mostra celebrativa di Hello Kitty presso il museo giapponese-americano di Los Angeles, non sarebbe una gattina ma una bambina. Dopo aver scritto la brochure di presentazione dell’evento l’ha sottoposta ai responsabili della Sanrio, la società produttrice del personaggio, che però:

«Mi hanno corretto subito. Hello Kitty è una bambina, mi hanno detto, un’amica, non un gatto. Infatti non è mai disegnata a quattro zampe o con il pelo».

In realtà, Hello Kitty non è neanche una bambina ma un’antropomorfizzazione come lo è Topolino che in teoria sarebbe un topo ma a parte le orecchie ha le sembianze umane. Nel caso di Hello Kitty sarebbe l’antropomorfizzazione di un gatto bobtail giapponese.

PERCHÉ È SENZA BOCCA?

Nei cartoni animati ha la bocca e anche in alcuni prodotti non proprio ufficiali ma di base “Hello Kitty” non ha la bocca, come ha detto al “Time” la disegnatrice Yuko Yamaguch:

«È per far sì che coloro che la guardano, possano proiettare su di lei i propri sentimenti. Kitty sembra felice quando la gente è felice; sembra triste quando la gente è triste. Se avesse una bocca avrebbe un’espressione e nessuno potrebbe rintracciare in lei il proprio stato d’animo».

È GIAPPONESE?

No, Per la Sanrio Kitty White è inglese (nata il 1 Novembre a Londra), è dello Scorpione, è figlia di George e Mary, ama le torte di mele, ha una sorella gemella di nome Mimmy, un gatto di nome Charmmy Kitty, frequenta la terza elementare e ha circa 8 anni.
H
ello Kitty vive nel suo mondo fantastico che comprende anche la tenerissima MyMelody, gli angioletti Little Twin Stars, la rana Keroppi, il pinguino Tuxedo Sam e altri.

PERCHÉ È INGLESE?

Perché in quei tempi si sentiva ancora forte il richiamo della “swinging London”: Londra andava di moda anche in Giappone e anche il nome era britannico.

PERCHÉ SI CHIAMA HELLO KITTY?

Shimizu ha ripreso il nome da “Attraverso lo specchio”, il libro di Lewis Carroll, in cui Alice gioca con un gatto che chiama Kitty. Fu poi aggiunto “Hello” perché l’idea della Sanrio era quella di avere una “comunicazione sociale” per cui fu facile associare il termine più sociale del mondo, Hello, con Kitty. Per la verità, il primo nome fu “Hi Kitty”, cambiato poi in “Hello Kitty”.

 

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Foto: vinsky2002 (Pixabay)