Domanda: Nel mio gruppo di amici io sono la più piccola, e quindi non decido mai null, non mi rispettano. Cosa posso fare per minimizzare la differenza di età?

Che tu sia cresciuto in un certo quartiere o che ti sei trasferito in un posto dove c’è già un gruppo precostituito, può succedere che tu sia il più piccolo. Questo vale anche nel mondo del lavoro quando si arriva in un ufficio nuovo e ci si ritrova con i colleghi più grandi. Il problema di essere i più piccoli è che gli amici non ti rispettano proprio per via della differenza di età. Come fare? Disperarsi non serve a nulla. Devi reagire e per farlo devi conoscere il segreto che ti stiamo per rivelare.

PERCHÉ SUCCEDE?

L’età conta, ma a seconda della fase della vita e dell’ambiente, ha un effetto diverso. Ad esempio, nell’infanzia e nell’adolescenza, la differenza di età conta quindi uno di 14 può sentirsi adulto e con un certo vissuto rispetto a chi ne ha 10 che viene considerato un bambino. Crescendo, subentrano altri fattori: se uno di 25 entra da leader in un ufficio di 40enni, l’età viene presa a pretesto per il ruolo perché i 40enni vedono quello di 25 come “un bambino che vuole comandarci”. Andando avanti con gli anni si dà sempre meno importanza all’età e, anzi, si rovescia la situazione, con gli 80enni che vedono i 60enni con invidia perché “voi avete tutta la vita davanti”.

Perché avviene questo? È una questione di autostima e di conoscenza di sé. Nell’adolescenza, i giovani devono costruire la propria identità e non avendo ancora molte esperienze di vita devono sopperire con altri strumenti, tra cui l’età. Per cui, chi ha più anni “deve” essere il leader o, quantomeno, non deve essere messo sotto da uno più giovane, a meno che non sia lui a volerlo. Se il più grande, però, ha già una profonda autostima e sa cosa vuole, non ha bisogno di doversi imporre grazie all’età, lo farà con altri mezzi (bellezza, intelligenza, talento ecc.).

In un ufficio il discorso non è diverso, conta sempre l’autostima. Se io ho 50 anni ma non riesco a gestire al meglio il mio reparto, allora devo essere felice che arrivi un 25enne a farlo perché così ne beneficio anche io. Per accettarlo, però, devo essere consapevole della mia forza, sapere bene chi sono. Se non lo sono, allora vedo quel “ragazzino” (in senso dispregiativo) come una minaccia.

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Troppo giovane? Che ragionamento è?

LA SFIDA DELLA DIFFERENZA DI ETÀ

Si dice che la famiglia non si può scegliere, ma gli amici sì. Questo è il primo passo più importante da fare, ma non sempre è possibile, anzi, quasi mai. Con la carenza del lavoro, non si può dire «grazie, ma qui non ci lavoro». Se si hanno 12 anni e non si può uscire dal quartiere, non si può dire «preferisco stare in casa a chattare e a guardarmi i video su Youtube piuttosto che uscire per giocare con gli amici del quartiere». O meglio, puoi farlo, ma non risolveresti il problema, anzi, ne creeresti degli altri.

La paura si vince sfidandola, non lasciandola fare. A 80 anni ti ricorderai di quando a 20 hai fatto quel viaggio che ti sembrava folle e non di quando a 20 anni hai preferito stare a casa a giocare a Fifa anziché fare quel viaggio folle. E così via. La sfida ci serve per crescere, perché l’esperienza è data da ciò che facciamo, non da ciò che non facciamo. Anche sbagliando. Quindi, rinunciare ad uscire con gli amici perché sei il più piccolo e ti prendono in giro è sbagliato: esci, vai e fagli vedere chi sei, e questo sarà molto più formativo di tanti film e serie viste in tv.

IL SEGRETO PER FARTI RISPETTARE

Questo segreto vale per tutti, sia che tu abbia 10 anni, 30 o 60. Abbiamo detto che non devi evitare il contatto. Abbiamo detto che la sfida è fondamentale. Ora bisogna definire “sfida”. Cosa significa, che quando non ti rispettano li affronti a brutto muso e gli dai un pugno? No, la rissa non è mai la soluzione. La soluzione è il segreto che stiamo per rivelarti. E il segreto è il talento.
Immagino la tua frase, «Se vabbé, capirai».

Allora ti facciamo un esempio nel calcio. Sei Cristiano Ronaldo e nel 2013 vieni acquistato per 12 milioni di sterline dal Manchester United. Hai solo 18 anni e nella tua squadra ci sono giocatori molto più esperti che finiscono in panchina perché l’allenatore fa giocare te. Perché questi accettano la panchina per far giocare te? Lo stesso potrebbe dirsi di Messi o di qualsiasi altro sportivo in uno sport di squadra. Prendi Mark Zuckerberg a poco più di 20 anni era il capo di centinaia di dipendenti molto più grandi di lui, perché accettavano di seguirlo?

Cristiano Ronaldo

Non si nasce numero 1 al mondo. Si diventa.

Questi sono big? Ok, sono dei fuoriclasse dei loro campi, ma devi guardare cosa c’è dietro, ovvero il talento. Se tu sai fare qualcosa che gli altri non sanno fare, fallo e vedrai che diventerà la tua caratteristica. Ecco perché diciamo che questo è un segreto che nessuno dice mai perché generalmente ti dicono “sii te stesso” o “fatti valere” ma detto così non significa nulla, e così vai nel gruppo, li affronti e vieni respinto. E tu ti deprimi, perdi l’entusiasmo e in questo modo accetterai il ruolo di sottoposto. No, non devi accettare nulla, devi trovarti un ruolo nel gruppo e se lo troverai, a quel punto l’età non conterà nulla.
Non devi subire, devi contribuire a costruire il gruppo. E questo vale a ogni età e con ogni gruppo.

 

Foto: Andrea Piacquadio (Pexels), Giphy

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