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Da fuori, da persone libere, tendiamo a vedere il mondo del carcere tendenzialmente in due modi: “gli sta bene, buttate la chiave” oppure “sono persone che hanno sbagliato e che, una volta pagato il conto con la giustizia, devono tornare libere come tutti”. Sono due generalizzazioni, però, che sono solo parziali, perché in pochi conoscono davvero il mondo delle carceri. Per questo il libro della scrittrice Maria Paola Guarino ci aiuta a chiarirci le idee. Nato dalla sua esperienza da docente in carcere, il libro si intitola “Il Tempo è la sostanza di cui sono fatto” (Vittoria Iguazu Editora) ed è un testo da leggere assolutamente per avere un’idea di come si vive in carcere.

UN LIBRO NATO DAI DETENUTI

Il libro è nato dalle letture degli elaborati dei suoi alunni-detenuti che l’hanno spinta a riflettere, perché le loro storie erano piene di umanità. Il suo obiettivo era quello di far considerare i suoi alunni prima di tutto uomini, allontanando il pregiudizio nato da certi mass-media. A quel punto si è posta una domanda essenziale: come è impegnato il tempo dei detenuti? Lei vedeva quel tempo come ripetitivo e vuoto, legato alla subordinazione di regole legali, e a volta anche illegali:

«Poi ho scoperto che molti progettavano culturalmente il loro tempo e potevano così volare con lo spirito oltre le mura, oltre il carcere. Ho riflettuto su quanto questo atteggiamento debba essere proprio di tutti noi; anche quando l’età avanza non dobbiamo smettere di sognare e progettare perché la nostra vita sia sempre non sopportata, ma vissuta».

IL CARCERE È DIVERSO DA COME VIENE RACCONTATO

Purtroppo l’immagine che si ha dall’esterno del mondo delle carceri non è sempre quello corretto. Lo spiega bene Maria Paola Guarino che ha conosciuto un mondo diverso da quello raccontati dai mass-media. Dove per mass-media non si intendono solo i giornalisti, ma anche il mondo del cinema. Ad esempio la fiction Rai, “Mare Fuori”: «Ho soltanto iniziato a vedere il serial “Mare fuori”, ma poi ho interrotto la visione perché l’ambiente descritto si discostava molto da quello che io avevo conosciuto nel carcere in cui insegnavo. Ho avuto quindi l’impressione che si discostasse molto dalla quotidianità carceraria».

CHI È MARIA PAOLA GUARINO

Nata a Portoferraio, sull’Isola d’Elba, da molti anni vive tra Porto Azzurro e Livorno. Docente nella scuola secondaria superiore, Maria Paola Guarino studia ed elabora varie tecniche pittorico-grafiche. È scrittrice e poetessa molto apprezzata: un suo testo è stato scelto e pubblicato nell'”Agenda” Livorno 2013. Ama il libro “Sostiene Pereira” di Antonio Tabucchi, da cui ha estrapolato una frase inserita nel suo nuovo libro.
Ha pubblicato diversi libri come “Pacifismo ed educazione giovanile”, “I poeti contemporanei”, “Viaggi di versi”, “Il Parnaso” (raccolta di poesie di vari poeti) e “Il contrario di tutto“.

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Maria Paola Guarino è un vulcano di idee e anche se ora è concentrata nel far conoscere questo libro, è già impegnata sui prossimi progetti. Di certo, non guarda al passato con rimpianti: «Per l’energia che mi ha sempre caratterizzato non mi sembra di aver sprecato il mio tempo se non quando la sorte mi ha per certi periodi battuto severamente. Ma poi sono sempre riuscita a risollevarmi con altrettanta, forte energia. Ed anche ora, scrivendo questo libro, più che mai desidero offrire la mia positività esistenziale e lasciare di me quanto più posso».

IL TEMPO È LA SOSTANZA DI CUI SONO FATTO

«Camminando per i lunghi corridoi e poi nell’attraversare edifici, nel percorrere scale, superando di volta in volta postazioni di custodi penitenziari, ben presto sentii che la curiosità e il desiderio di partecipazione stavano lasciando il posto al pregiudizio e al timore, che divenne particolarmente intenso quando, fuori da una porta, di ferro, aprirono un piccolo pezzetto della grande carta che copriva il vetro e le grate, e potei vedere anch’io: un’aula stretta, resa anche più angusta dal numero notevole di uomini che vi erano seduti, in attesa.
Mi sembrò che i loro sguardi fossero particolarmente attenti e indagatori: lo erano, sicuramente, per la novità che si stava apprestando: una nuova insegnante che per diversi mesi, settimanalmente, avrebbe interrotto la monotonia delle loro giornate».

Il libro ha una nota introduttiva di Aurora Matteucci, Presidente della Camera penale di Livorno.

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